Vandalismi (con Giovanni Morbin, Luca Vitone, Gaia Carboni)

Il termine ‘vandalizzare’, con i suoi derivati, come ‘vandalismo’, e soprattutto quello da cui proviene, Vandalo/i, hanno da sempre un’accezione esclusivamente negativa, significando danneggiamento e distruzione apparentemente immotivati. Sembrerebbe, tuttavia, che il ‘vandalo’ si accanisca, usando violenza, verso ciò che percepisce come superiore (in bellezza e autorevolezza). Ma si potrebbe anche supporre che la qualità necessaria a scatenare la sua furia distruttiva sia la diversità percepita in qualcosa o qualcuno, rispetto a se stesso e alla sua cultura. Altresì, si potrebbe supporre che una tale energia impiegata per distruggere non si attivi in mancanza di un forte rispetto per ciò che si vorrà quindi distruggere: l’indifferenza, ovvero l’assenza di rispetto e/o di timore reverenziale, generalmente scongiura l’evenienza di un’azione offensiva o distruttiva. In questo caso, potrebbe cadere l’accusa, gravissima, di distruggere senza motivo, ciò che soprattutto atterrisce chiunque, venendo a mancare la possibilità di prevedere, e prevenire, la violenza, con i comportamenti adeguati. Per inciso, questo è anche il caso degli agenti naturali (terremoti, alluvioni, incendi) che colpiscono senza preavviso e spietatamente, senza che vi siano molte possibilità di opporvisi: al massimo, si possono limitare i danni. Invece, il caso di una violenza motivata, portata nei confronti di un nemico che si rispetta e anche si teme, conferisce all’atto vandalico una sorta di legittimazione, attribuendogli qualità creative, ovvero costruttive, attraverso la distruzione. Forse, soltanto attraverso la distruzione (anche, talvolta, quella operata da fenomeni naturali) si possono creare le condizioni giuste per la creazione. Pure, l’atto vandalico è affermativo e vitale, perché permette all’autore, il vandalo, di affermare la sua stessa presenza e la sua potenza nei confronti del nemico, di ciò che, o di chi, ha individuato come tale. E il gesto vandalico in sé determina una discontinuità, una frattura dell’ordine costituito, che viene sovvertito, liberando spazio ed energie per il nuovo.

Tre artisti, tutti italiani, presenteranno a blank, nel corso di tre successivi incontri durante il mese di maggio 2018, un’opera di particolare significato all’interno della propria ricerca. In un caso, l’opera è stata realizzata molti anni fa e merita di essere riproposta per la sua particolarità e la sua forza. Negli altri due casi, si tratta di opere molto recenti, realizzate fra il 2016 e il 2017, e una delle due verrà presentata in pubblico per la prima volta.

Giovanni Morbin nell’estate del 2016, nelle ore centrali di due giorni consecutivi, ha percorso in salita e in discesa un sentiero alpino nel tentativo di contrastare l’azione inesorabile della forza di gravità che, con la complicità di un torrente, incessantemente spinge verso valle tutto ciò che ha peso, in particolare le pietre. Morbin, mediante la ripetizione ostinata del suo gesto oppositivo, ha tentato di invertire una tendenza di fatto incontrovertibile, rifiutando di adattarvisi. Una volta riempito lo zaino di pietre raccolte a valle, le riportava indietro, verso l’alto, più o meno dove erano collocate un giorno, prima che il torrente le spingesse giù. E poi ancora daccapo, più e più volte finché le forze lo sostenevano.
Il video Rock and Roll, che documenta l’intervento, faticoso, disperato e nobile di Giovanni Morbin, verrà proiettato, alla presenza dell’artista, giovedì 10 maggio a blank.

Dopo avervi lavorato per circa tre anni, nell’estate del 1998 Luca Vitone pubblicò Rock Suite in Y, un cd, della durata di circa 20’, contenente un collage di un centinaio di frammenti estratti da altrettante registrazioni di musica rock. Ogni volta – ognuno di questi frammenti – viene lanciata e udita una brevissima parola, anche ripetuta, una parola affermativa, vitale, potenzialmente in grado di sedurre, eccitare, sobillare l'ascoltatore. Un gesto – non visto ma percepito e immaginato attraverso l’udito – che intende creare attraverso un’oggettiva distruzione e disintegrazione. Vitone ha lentamente smontato, disintegrandole, costruzioni musicali complesse, utilizzando quindi ogni volta parti ben precise dell’originaria struttura per costruirne una nuova, dalla forma libera ma densa e solida.
Mercoledì 16 maggio, a blank, Luca Vitone rievocherà la genesi e la realizzazione del suo lavoro di venti anni fa, e proporrà l’ascolto del cd, commentandolo. Nella stessa sala, verrà esposta l’opera Greatest Hits, del 1995-98, che contiene, in modo apparentemente disordinato, tutti gli appunti che gli servirono per creare Rock Suite in Y.

Giovedì 31 maggio, sempre a blank, Gaia Carboni narrerà il percorso creativo, costellato da incidenti violenti che hanno lasciato tracce indelebili sulla sua superficie, di un’opera in ceramica alla quale ha lavorato intensamente nell’estate dello scorso anno (a Crissolo, nell’ambito del progetto Mun Ange), prima modellandola, poi cuocendola, infine ammendando le sue varie parti distrutte dall’azione del fuoco, elemento che agisce sempre sul liminare fra distruzione e creazione. Nel corso dell’incontro l’opera verrà infine mostrata, per la prima volta in assoluto, integra e viva, rinata, dopo l’accurata e amorevole ricostruzione della stessa autrice.

Tutti gli incontri avranno inizio alle 18 a blank.

artista/i: 
Giovanni Morbin
artista/i: 
Luca Vitone
artista/i: 
Gaia Carboni
date: 
10 5 18 - 31 5 18
Luogo: 
blank, via Reggio 27, Torino
Realizzazione curata da: 
Carlo Fossati per e/static
Inaugurazione: 
giovedì 10 maggio 2018, ore 18
Giorni e orari di apertura: 
dal giovedì al sabato, dalle 15 alle 19.30; soltanto su appuntamento
Info: 

011235140 estatic.it